Trombosi venosa

La formazione di un trombo agli arti può avere gravità diverse.

Parlare di trombosi venosa agli arti non basta. È necessario specificare se si tratta di trombosi venosa profonda o trombosi venosa superficiale: due condizioni molto diverse, spesso confuse, con origine, frequenza e cause differenti. Il sistema venoso superficiale si occupa di far convergere il sangue venoso della parte più superficiale (cioè cute, sottocute e distretto sovra-fasciale) verso il circolo venoso profondo, e quindi le camere cardiache di destra. Se il trombo, ovvero il coagulo di sangue, si forma nel sistema venoso superficiale parliamo di trombosi venosa superficiale (TVS). Se invece si ha una trombosi venosa profonda (TVP), quello coinvolto è il sistema venoso profondo

Trombosi venosa
superficiale (TVS)

La trombosi venosa superficiale è un evento che può coinvolgere l’arto superiore, ma più frequentemente colpisce l’arto inferiore, in particolare nelle dilatazioni venose (varici), il sangue scorre in maniera più lenta, le pareti del vaso hanno un danno. Le conseguenze sono: la formazione di un coagulo nella vena (trombo), l’infiammazione del tessuto vicino alla vena con arrossamento della cute a livello superficiale. Le vene del sistema venoso superficiale coinvolte possono essere:


  • nelle gambe
  • la grande safena
  • la piccola safena
  • i collaterali extrasafenici 
  • nelle braccia la vena basilica
  • la vena cefalica. 

Tutte le trombosi venose superficiali rappresentano eventi sicuramente meno preoccupanti ma non possiamo definirle definirle “flebiti benigne”, in realtà anche se molto meno frequentemente possono embolizzare causando la temibile EMBOLIA POLMONARE o essere l’effetto di una trombofilia (genetica, oncologica).

Trombosi venosa profonda (TVP)

Diversa è la situazione se il coagulo di sangue si forma in una vena che è essa stessa il vero sistema di ritorno venoso dell’arto, ovvero del sangue che dal piede torna verso il cuore. Negli arti inferiori possono essere coinvolte: le vene tibiali e le gemellari (TVP distale); la poplitea, le femorali, le iliache (TVP prossimale). Se si forma un coagulo in queste vene, le manifestazioni sono diverse e si presenta un quadro clinico più serio rispetto alla TVS, possiamo assistere più frequentemente alla embolizzazione polmonare anche massiva con morte improvvisa. Il quadro clinico della TVP dell’arto è caratterizzato dalla comparsa di gonfiore (edema), calore, dolore.


La diagnosi può essere clinica ma deve essere confermata da un ecocolordoppler: si può verificare lo scorrimento del sangue nella vena e se è comprimibile o meno (compressione ultrasonografica - CUS). Se non si comprime, è presente un coagulo. 

Se riconosciuti tempestivamente, gli episodi di trombosi venosa, anche profonda, non rappresentano oggi un problema di particolare gravità. 


Grazie alla terapia anticoagulante (con i farmaci: eparina, NAO e TAO) e alla terapia compressiva (calza elastica) si può assistere in molti casi alla completa ricanalizzazione, si diminuisce il rischio di comparsa di embolia polmonare, di peggioramento della trombosi.

Quadri di TVP (trombosi venosa profonda asse femoro popliteo)

Sindrome post-trombotica

La Sindrome post-trombotica o sindrome postflebitica è una condizione patologica cronica caratterizzata da un’insufficienza venosa che può insorgere a seguito di complicazioni della trombosi venosa profonda degli arti inferiori (TVP).


Si verifica in una percentuale fino al 20-50% dei pazienti con pregressa TVP, principalmente a causa della ridotta risoluzione del trombo, con ostruzione persistente del deflusso venoso e incompetenza valvolare secondaria. Il sintomo caratteristico è il gonfiore (edema) agli arti inferiori che peggiora quando il soggetto è in posizione eretta o seduta.


L’edema può essere accompagnato da senso di pesantezza alle gambe, stanchezza, dolori, crampi, formicolii con associate alterazioni cutanee che vanno dalle discromie (diversa colorazione della cute) sino alla formazione di ulcere che possono infettarsi e risultare molto dolorose.


Il trattamento è finalizzato a rallentare la progressione della patologia e a eliminare i fattori che possono causarne un peggioramento.  Prevede il sollevamento dell’arto inferiore per più volte al giorno, l’elastocompressione utile a ridurre fastidi e gonfiori e misure igieniche atte a mantenere la ferita pulita e consentire così la guarigione delle ulcere. Eventualmente un innesto cutaneo per le ulcere.

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